Ancora una volta (perché non è l’unico disco) osserviamo le insensate razzie del potente Becer, l’avatar malvagio e feroce della band trogloditica siciliana death metal Becerus. L’ultima orribile visione di quella creatura infuriata ha abbellito la copertina dell’album di debutto dei Becerus, Homo Homini Brutus, nel 2021, e se non altro, l’artwork di Karl Dahmer per il nuovo album della band è ancora più folle di quello che ha fatto quella prima volta (come hai detto tu). può vedere). Homo Homini Brutus, che abbiamo contribuito a introdurre non in una, non in due, ma in tre prime, era davvero brutale e violento con un death metal cavernicolo dal fascino primordiale, ma le canzoni erano anche piene di sorprese contorte, a dimostrazione che i Becerus erano pienamente capaci di esplodere violentemente come il Vesuvio con rapidità improvvisa e precisione chirurgica.
E così mi sono fregato avidamente e untuosamente le mani in previsione della depravazione del nuovo album di questa band. Chiamato giustamente Troglodyte, sarà pubblicato da EverLASTING Spew Records il 20 dicembre, giusto in tempo per rovinare il Natale, e ancora una volta oggi aiuteremo a introdurlo con un’anteprima: la canzone che dà il titolo al nuovo album. Troglodyte è stato prodotto da Becerus, con tutte le chitarre, basso, batteria e sintetizzatori registrati da Giorgio al Big Rock Studio, e con il tracciamento vocale e il reamping di chitarra e basso completati al Tone Deaf Studio da Silvio “Spadino” Punzo. L’album è stato mixato da Giorgio al Big Rock Studio ed è stato masterizzato da Carlo Altobelli al Toxic Basement Studio.
Il brutalissimo duo Becerus formato da Mario Musumeci (voce) e Giorgio Trombino (chitarra, basso) è insieme, ancora una volta affiancato dal misterioso batterista cavernicolo Paul Bicipitus. Ancora una volta, il loro obiettivo annunciato è quello di suonare “la forma di musica più vile e decerebrata mai creata“, adorando non solo Becer ma anche il metal più brutale e disgustoso della morte degli anni ’90. E ancora una volta, hanno delle sorprese elettrizzanti nelle maniche se così possono chiamarsi quegli arti che spuntano dai loro prepotenti corpi. Come ci si potrebbe aspettare, ci sono molti suoni brutti in “Troglodyte” (Becer non avrebbe potuto fare altrimenti), da cavernosi grugniti eruttanti e strilli impazziti, che si alzano e si abbassano come uno strano battito e formano parole sconosciute all’uomo moderno, agli accordi incrostati di sporcizia che risuonano e trafiggono.
Ma quasi subito Becerus perfora anche i timpani con stridule contorsioni di chitarra che tremano e strillano, e sfogano rapidi sconvolgimenti di batteria. Introducono anche trafori frenetici che suonano più insetticidi che trogloditici, e grugniti che abbaiano altrettanto velocemente, così come bizzarre convulsioni di chitarra, un assolo che è puro delirio che scioglie le corde e urla completamente squilibrate. Naturalmente, verso la fine la canzone ti darà anche una scossa sciocca, primitiva nella sua martellante brutalità ma anche ferocemente vivida, coronata da un’ultima esplosione di quelle stranamente (ed esilaranti) esplosioni vocali che si alzano e si abbassano. È decisamente esagerato, allegramente macabro nella sua follia e più da capogiro da ascoltare di quanto ci si potrebbe aspettare da qualsiasi troglodita degli ultimi giorni.