I dati Nielsen SoundScan appena usciti pronunciano un verdetto che sa quasi di esecuzione. Le vendite digitali negli Stati Uniti per la prima volta sono in picchiata. Sono passate da 1340 a 1260 milioni in un solo anno, quello appena trascorso.
Non è un dato da poco. Significa l’inizio di un processo che potrebbe essere quasi certamente irreversibile. Ovvero la stessa sorte che un tempo ebbero i cd. Sorte che continua inesorabilmente a portali nel dimenticatoio delle memorabilia vintage. Nel 2013 hanno perso ancora un 14%.
La rete, i download illegali, lo streaming, sono questi i nemici del mercato. Tentazioni a portata di mano, tanto, troppo vicine per poterle evitare. Il “gratis e subito” seppellirà le multinazionali. Siti come Youtube, Spotify e Rhapsod, in crescita costante (sono aumentati del 32%) saranno sempre più il nostro presente nei prossimi anni. Ma c’è una novità. Forse la nostra dipendenza potrà costarci caro. O meglio potrà costarci. E basta. Tutti i siti in questione stanno pensando infatti a servizi a pagamento.
Lo svedese Spotify consente già da ora di accedere ad una playlist, gratuita per i primi sei mesi e poi a pagamento a costi bassi. YouTube anche è molto vicina a un passo del genere.
Un tempo digitale a pagamento per soppiantare la crisi dei supporti. Ora streaming in vendita per salvare il digitale. La storia quindi si ripete. Quello che fece iTunes, con il suo celebre e ora decadente mercato, stanno per fare i siti di streaming.
Cadranno anche loro? Il futuro è ora. Domani è un tempo lontano. La musica sarà sempre più ovunque, forse non ci verrà neanche voglia di volerla ascoltare.