Il nuovo album dei Muse Will of the People balza al primo posto delle vendite amazon. Difatti se voleste acquistarlo potete farlo cliccando a questo link, il prezzo base del disco è di 18,81 euro per la versione CD e 22,95 euro per la versione vinile. Lo trovate incluso con prime gratuitamente laddove foste abbonati.
In generale, i Muse operano in tre modalità: “Il governo sta cercando di controllarmi, ma io non glielo permetterò, perché amo la libertà”; “Sono così eccitato che le mie gonadi mi sono saltate in gola e hanno iniziato a bussare contro la mia laringe come una carnosa culla di Newton”; e “Ahimè!!!!!” Tendono a fare del loro meglio nel registro libidico – pensa alle inondazioni adrenaliniche di “Hysteria” e “Bliss”, al frenetico fingerwork di Chris Wolstenholme, agli strilli gemellati della chitarra e della gola di Matt Bellamy – ma ci sono gemme in tutti e tre. Il nono album della band britannica, Will of the People, campiona in modo non uniforme da questi secchi già pronti. Bellamy ha annunciato l’LP come un altro concept album su un uomo stanco della distopia in cui si ritrova impantanato, quindi potresti aspettarti che Will of the People si inclini pesantemente verso “il governo”. Non così. Nella sua mole e nel suo nucleo, questo è un album “ahimè”: un insieme di canzoni che guardano al mondo, alzano le mani e tornano imbronciate nella loro stanza.
Will of the People inizia prepotentemente in modalità narrativa. La title track invita a una rivoluzione populista: la voce della folla risuona contro gli accordi di chitarra degli AC/DC e uno stomp-whap di Gary Glitter, entrambi compressi a un centimetro dalla loro vita, mentre Bellamy ringhia al grande male che lui e il suo esercito riguardano Distruggere; Abbattere. Nel singolo principale “Compliance”, Bellamy cambia i ruoli da oppresso a oppressore, scandendo le parole che potrebbero essere pronunciate da un’onnipotenza narcotica, un culto del potere che promette di smussare ogni sofferenza al prezzo di un’obbedienza insensata. Qui, i Muse tornano alle tinte neon dell’uscita retrofuturista del 2018 Simulation Theory, impostando accordi attutiti dal palmo contro linee di basso funk serpeggianti, assordanti solisti di synth e sbuffi di vocoder copiati e incollati da “Starboy” di Weeknd. Fin qui, tutto bene: il protagonista e l’antagonista si scontrano su alcuni calci piazzati non corrispondenti e fotocopiati. Quando arriviamo all’omaggio dei Queen “Liberation”, un’altra canzone scritta dal punto di vista delle Persone e della loro Volontà, abbiamo quasi una storia.