Il duetto Freddie Mercury-Michael Jackson fa volare il business dei dischi postumi! Per i discografici la morte diventa, spesso, un “affare”. Basti pensare che, l’anno dopo la sua scomparsa, il cantante di “Thriller” ha venduto dischi per 800 milioni di dollari. Stessa sorte per il leader dei Queen che è stato per settimane in testa alla hit parade dopo la sua scomparsa. E la lista dei “defunti d’oro” è decisamente lunga…
Mia Martini fu profetica… “Quando non ci sarò più – aveva previsto attaccando l’industria discografica – Vostra Signora farà i miliardi”. Non si sbagliava. La morte, musicalmente parlando, può essere un affare. E il business dei dischi postumi è diventanto ormai un Jackpot che sforna successi (o presunti tali) e miliardi a getto continuo. E così, I duetti registrati da Michael Jackson e Freddie Mercury, dei quali si favoleggia da tempo, saranno finalmente pubblicati quest’anno, a distanza di ben tre decenni da quando furono registrati presso lo studio personale del Re del Pop ad Encino. Nel 2011 la fondazione che fa capo agli eredi di Jackson consentì a Brian May dei Queen di analizzare il materiale risalente al 1983; per due anni il chitarrista vi ha pensato sopra, ripulendo e aggiungendo, e solo adesso i tre duetti sembrano quasi completati. “Si spera di farli ascoltare tra un paio di mesi”, ha affermato May. Secondo il “Times” di Londra, i titoli dei tre brani sono “There must be more to life than this“, “State of shock” e “Victory“. Con May hanno lavorato Roger Taylor e William Orbit. Secondo il libro “Mercury: an intimate biography of Freddie Mercury” i due, che secondo altre fonti avrebbero avuto uno screzio, non riuscirono mai a trovare il tempo per registrare altre canzoni assieme.
Nessuno dubita sul fatto che l’operazione commerciale sarà un successo. I cantanti, come abbiamo già detto, rendono più da morti che da vivi. Prendiamo lo stesso Jackson. Nell’anno dopo la sua tragica scomparsa, i suoi dischi hanno venduto copie pari a 800 milioni di dollari. Stesso discorso per Freddie Mercury. A “bara chiusa”, nel 1991, il suo ultimo album è rimasto per settimane in cima a tutte le classifiche di vendita, vendendo venti milioni di copie e conquistando quattro dischi di platino. O cosa dire delle 40 produzioni più vendute di Jimi Hendrix? Ben 25 sono andate in pubblicazione quando lui già da tempo riposava sotto terra. In fondo anche Battisti, in Italia, continua a vendere ogni anno migliaia di album generando ricche royalty per i suoi eredi. Stesso destino per Elvis Presley, morto nel ’77 a 42 anni. Dieci Lp del Re del rock di Memphis sono stati nella Top ten della hit parade dal ’77 al 1981, a esequie avvenute. E un greatest Hit pubblicato nel 2005 è arrivato alla grande in cima a tutte le chart mondiali. Come John Lennon, che dopo il colpo di pistola che l’ha lasciato morto sul marciapiede del Dakota Building, fu privato del piacere di vedere ben tre dischi del suo repertorio arrivare primi per vendite. Insomma, chi ha detto che la morte è al fine di tutto?