ZUCCHERO AMARO

di Redazione 456 views0

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“Quando ho scritto Miserere stavo malissimo, i concerti erano un incubo e avevo attacchi di panico”. E ancora: “Gli antidepressivi mi hanno aiutato a superare il male di vivere”. Ebbene sì, questa la testimonianza shock di Zucchero che, con molto coraggio, racconta di come sia riuscito a superare un problema tanto diffuso ma che ancora si fa fatica a confessare: la depressione!

Credit: foto tratta dal sito zucchero.www.oziomagazine.it

Adelmo Fornaciari (aka Zucchero), 57 anni, si confessa e racconta di aver sofferto di una forte depressione. Ne è uscito solo grazie all’aiuto di psichiatria e farmaci “Ho sofferto di depressione, una depressione profonda, quattro anni di disperazione. Se oggi amo di nuovo la vita è per merito della psichiatria e dei farmaci. Tra il 1989 e il 1993, nel periodo in cui ho scritto non a caso l’album Miserere, ero messo piuttosto male. Mi ero separato, avevo problemi personali, mi sentivo senza riferimenti. Più l’umore andava giù e più mi isolavo. Sono andato a vivere in una casetta sul mare, non sapevo più con chi stare, non mi interessava più niente, addirittura non volevo più suonare. Alcuni amici, nonostante tutto, hanno cercato di starmi vicino, di sopportarmi. Io non volevo nemmeno uscire di casa e loro mi invogliavano ad andare a prendere almeno un gelato, ma io niente. Avevo il terrore di uscire!”.

 

E ancora… “In quel periodo orribile, mi toccava la tournée di Miserere e io proprio non ce la facevo. Avevamo fissato concerti dappertutto nel mondo, gli sponsor avevano già pagato, se avessi mollato avremmo dovuto pagare penali salatissime. E allora ho chiesto aiuto a uno psichiatra, sono andato dal professor Giovanni Battista Cassano, a Pisa, un luminare. Lui si è preso cura di me e un giorno mi ha detto che se non fossi andato in tournée mi sarei dovuto ricoverare al reparto psichiatrico per dimostrare ai periti che non ero in grado di lavorare. Se mi fossi rotto una gamba sarebbe stato facile…”

 

L’artista ricorda la difficoltà nell’ammettere al mondo e ai fan la sua condizione: “Risulta difficile dire alle persone che sei depresso. Immaginavo commenti del tipo che se ero depresso io, famoso e con tanti soldi, cosa avrebbe dovuto fare un semplice operaio? Qui in Italia la depressione non è considerata una malattia, im pochi riescono a capirti. Io, quindi, sono andato lo stesso in tournée e ho preso il Prozac, per più di un anno.”.

 

Poi, finalmente… “la luce”: “Devo molto a una donna, Laura, un angelo caduto in terra. Si occupava di me, tutte le sere mi preparava il bicchier d’acqua con la pasticca antidepressiva perché non riuscivo più a dormire. Non sono uscito di casa per sei mesi tanto stavo male. Era una bella donna, ma non ero in grado di innamorarmi, l’ho fatta soffrire molto…”.

 

In quei mesi Zucchero ha avuto anche il conforto di un testo scritto dal professor Cassano. “C’erano parole, in quel libro, che rassicuravano. Mi confortavano spiegandomi che non ero pazzo ma che mi mancava una sostanza che non producevo a sufficienza: la serotonina. Io ci ho creduto e mi sono curato, altri non ci credono. Per me i farmaci sono stati provvidenziali per ristabilire gli equilibri chimici dentro il mio cervello. Io avevo anche un problema in più: gli attacchi di panico. Sono terribili. Se uno non li ha mai provati è impossibile capirlo attraverso i racconti di un’altra persona. Come quando dicono che la colica renale è uno dei dolori più forti che esistano con quelli del parto: io non ho mai provato il parto quindi non posso saperlo, ma posso dire che la colica è terribile! La stessa cosa con gli attacchi di panico. Ti immobilizzano. Io mi bloccavo, non andavo né avanti né indietro. Sul palco era un’agonia. Ho saputo reagire, li ho superati ma non nascondo che ancora adesso, tutte le volte che devo fare un concerto ho paura che tornino. Grazie a Dio è passata, sto meglio.

Zucchero: un grande artista, un esempio di vero coraggio nel confessarsi e ammettere senza remore (soprattutto a sé stesso) le proprie debolezze e agire …

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