Amy Winehouse non è morta per droga ma per abuso di alcol

di Redazione 299 views0

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Sulla scomparsa di Amy Winehouse si sono fatte tante ipotesi, un testimone aveva raccontato di aver incontrato la reginetta del soul per le strade di Londra la sera della sua morte e con lei era andato in giro, a bordo di un taxi, per acquistare un mix di droghe, per prepararsi a trascorrere una serata da sballo. Ma in casa sua non era stato trovato nulla di tutto ciò.

La famiglia di Amy Winehouse aveva più volte smentito, la ragazza non si drogava era l’alcol che la stava uccidendo. Nella memoria restano i concerti a cui si era presentata completamente ubriaca, tanto da non essere neanche in grado di cantare, stordita dall’alcol non si reggeva in piedi e non era in grado di seguire la sua band.

Ricordiamo tutti che Amy Winehouse è stata trovata morta nel letto di casa sua all’ormai mitico 30 di Camden Square il 23 luglio scorso, non aveva neanche 27 anni, entrando in casa sua avevano trovato molte bottiglie di vodka, la sua passione ma nessuna droga. Sua madre l’aveva incontrata la sera precedente alla sua scomparsa e, diceva, l’incontro le aveva lasciato la sensazione che non ne avrebbe avuto ancora per molto.

Dall’inchiesta condotta dal coroner sulla morte di Amy Winehouse risulta che la notte del decesso la cantante avesse in corpo 421 mg di alcol per 100 ml di sangue, il limite legale è di 80 mg, facendo una proporzione, è quasi cinque volte superiore al limite consentito dalla legge britannica. Questa assurda quantità ingerita può indurre al coma e ad un arresto respiratorio.

Dunque Amy Winehouse è morta per abuso di alcol, e non di sostanze stupefacenti, i testi tossicologici lo confermano, esattamente come aveva dichiarato il padre, l’artista non si drogava più ma aveva continuato a bere pericolosamente.

Comunque sia, quel che maggiormente rattrista, è vedere come un artista, che potrebbe vivere tranquillamente la sua vita, godersi il successo ed i soldi che lussuosamente si mette in banca, grazie ad uno strumento che madre natura ha regalato, la voce, voglia arrivare agli eccessi ad ogni costo. Forse per colmare un vuoto che un tipo di vita simile può causare,Amy Winehouse non è stata l’unica, anche lei è entrata a far parte del maledetto Club 27, artisti che fra morti improvvise e suicidi, non ci sono più.

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